Bufala Dop: 2025 stabile per l'oro bianco, spinta export
Il direttore del Consorzio Saccani: "Nessun impatto da dazi Usa"
In un anno, il 2025, di grande incertezza e confusione sui vari scenari internazionali, dovuti ai conflitti e alla questione dazi, ha tenuto l'eccellenza dell'enogastronomia campana e italiana, la mozzarella di Bufala Campana Dop, anzi ha leggermente aumentato la sua quota di mercato, garantendosi anche livelli mai raggiunti in passato di appeal verso i consumatori stranieri, e non solo di quelli che normalmente mangiano la bufala Dop, come i francesi e i tedeschi. "Nel 2025 - spiega Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop - i consumi sono rimasti abbastanza stabili, con un lieve aumento e una 'migrazione' del consumatore dalla mozzarella non dop a quella dop. E ciò a dispetto di una contrazione del potere di spesa. Abbiamo però registrato delle oscillazioni nelle vendite da un mese all'altro che andranno analizzate; per esempio le vendite sono andate bene a luglio e male ad agosto, con una ripresa a settembre e ottobre". A trainare "la corsa" dell'oro bianco è sempre l'export, anch'esso cresciuto nel 2025, e alimentato anche da una strategia di marketing aggressiva, basata anche sulla partecipazione ad eventi internazionali del food, spesso in partnership con altre eccellenze come il Prosciutto di san Daniele e la ricotta di bufala campana Dop, che accrescono la popolarità della Bufala Dop. Come nel caso del tour europeo che ha toccato 7 Paesi con eventi in ambasciate e sedi istituzionali, a rafforzare la sinergia del Made in Italy; o come accaduto in occasione del "fancy Food" di New York a giugno scorso. E aldilà dei mercati maturi come quelli dell'Europa continentale, che amano la Bufala dop, la domanda sta crescendo nell'Est Europa, in Polonia in particolare, mentre gli Usa continuano a rappresentare uno sbocco importante, anche perché la "bufera" dei dazi alla fine ha partorito un 5% in più sulla mozzarella di bufala dop, con dazi attestati oggi al 15%. "Il mercato negli Stati Uniti è interessante - evidenzia Saccani - e devo dire che il leggero aumento dei dazi non ha portato ad una contrazione delle vendite, anche perché negli Usa il prezzo è già molto alto (67-70 euro al chilo)". Per altri mercati da conquistare, come l'Africa, l'America del Sud o il Sud-Est Asiatico, c'è il problema dei trasporti, troppo costosi al momento.
F.Varghese--BD